Prevenzione. Stefano Silvestri

October 19, 2020 00:07:18
Prevenzione. Stefano Silvestri
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Prevenzione. Stefano Silvestri

Oct 19 2020 | 00:07:18

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LE UNICHE MASCHERE CHE PIÙ GARANTISCONO UNA PROTEZIONE PASSIVA SONO LE FFP3. LE MASCHERINE CHIRURGICHE NON SONO IDONEE A GARANTIRE UNA ADEGUATA PROTEZIONE PASSIVA. Perché non adottarle dove non è possibile il distanziamento come sul traporto pubblico? Parla lo studioso dell'Ispo (e massimo esperto di amianto in Italia). LA PROTEZIONE RESPIRATORIA CONTRO IL VIRUS SARS- CoV-2 Premessa Gli autori di questo testo sono medici ed igienisti del lavoro ben coscienti che l’approvvigionamento di DPI sia molto difficile e che rappresenti sicuramente un aspetto critico in questa emergenza. Tuttavia ritengono opportuno fare alcune precisazioni che riguardano soprattutto il personale impegnato nelle strutture sanitarie ad ogni livello e la protezione della popolazione generale. Queste precisazioni hanno per oggetto unicamente le maschere di protezione respiratoria, argomento alquanto dibattuto oggigiorno e che riveste aspetti sicuramente prioritari, ma si tiene a ricordare che la protezione respiratoria rappresenta soltanto una parte della prevenzione dal contagio, che si attua mediante l’informazione, la formazione, altri dispositivi di protezione individuale e collettiva e l’ottemperanza di corrette procedure di lavoro. I dati sui contagi e sui decessi del personale sanitario impegnato in prima persona nei luoghi di soccorso e di cura, non sono altro che un tragico effetto della mancata attuazione di corrette misure di prevenzione. Il virus e la sua trasmissione I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS). I Coronavirus sono stati identificati a metà degli anni ’60 e sono noti per infettare l'uomo. I Coronavirus hanno morfologia rotondeggiante e dimensioni di 100-150 nanometri di diametro (circa 600 volte più piccolo del diametro di un capello umano!). La trasmissione da un individuo ad un altro avviene attraverso micro goccioline che emaniamo durante la normale respirazione e parlando, ma che si moltiplicano nei colpi di tosse o con gli starnuti. Queste micro goccioline sono di dimensioni più grossolane (droplets) o più fini (< a 5 micron) nel caso di aerosol e questi ultimi possono essere dispersi anche a distanze maggiori di 2 metri. 2 Per quanto tempo resta attivo un virus una volta espulso da una persona? Una volta espulso dall’organismo il virus, se contenuto in aerosol, può rimanere sospeso per un tempo che può variare in funzione della dimensione delle particelle liquide o solide alle quali può essere adeso. Depositato su diverse tipologie di superfici ha una attività variabile a seconda del materiale che incontra, ma la durata della sua virulenza è ancora in fase di studio. I vari studi che si sono susseguiti di recente hanno dimostrato al momento che il virus è in grado di permanere e sopravvivere sulle superfici sulle quali può depositarsi; pertanto oggetti contaminati possono veicolare i virus per contatto. Il rischio di trasmissione diminuisce al passare delle ore, ma non si annulla completamente se non dopo qualche giorno. La prevenzione dal contagio mediante maschere respiratorie Le maschere protettive sono dei filtri che ostacolano le particelle presenti nell’aria prima che possano penetrare nell’apparato respiratorio. I filtri sono permeabili perché ovviamente devono consentire il passaggio dell’aria e sono realizzati con porosità diversa a seconda delle dimensioni delle particelle che devono trattenere. Tuttavia la trama dei filtri fa percorrere alle particelle un percorso tortuoso e la maggior parte di queste resta intrappolata non raggiungendo la bocca o le narici. Riguardo alla protezione da questo coronavirus (SARS-CoV-2) il fatto che questi siano veicolati da micro goccioline rappresenta un vantaggio perché molti tessuti sono in grado di intrappolare l’acqua. Tutti conoscono il cotone chiamato “idrofilo” cioè affine all’acqua e la capacità dei tessuti di assorbire liquidi a base acquosa. I dispositivi per la protezione respiratoria sono sostanzialmente costituiti dalle mascherine chirurgiche e dai respiratori con facciale filtrante (FFP2 o FFP3). Le prime sono definibili come “presidi medici” ma non possono essere considerate “Dispositivi di Protezione Individuale” – (DPI) - come invece sono definiti i “respiratori con facciale filtrante”; come vedremo è una differenza sostanziale. Le maschere respiratorie non possono essere utilizzate indiscriminatamente per la difesa da qualsiasi agente inquinante. Per la protezione dal SARS Covid 2 è necessario distinguere la protezione “passiva” da quella “attiva”. 3 • Per protezione passiva si intende quella di cui ha necessità un individuo sano per difendersi dal contagio. • Per protezione attiva si intende quella che va applicata agli individui in grado di contagiare altri. E’ importante capire come avviene il meccanismo di filtrazione nei respiratori FFP. Tutti i moderni respiratori contengono fibre di plastica polimerica sulla cui superficie vi sono miliardi di cariche elettrostatiche. Pertanto le particelle vengono trattenute dal filtro anche mediante un’azione elettrostatica, non solo meccanica dovuta alla porosità ed alla tortuosità causata dagli strati di materiale filtrante. Tutto questo aumenta la probabilità che queste particelle vengano catturate. Le maschere (DPI) per le vie respiratorie sono sostanzialmente di quattro tipologie: FFP 3 = Facciale filtrante di categoria P 3, con valvola di esalazione. Ha una porosità nominale più piccola di quella del virus e garantisce una buona protezione passiva ma inefficace per una protezione attiva perché dalla valvola di esalazione esce l’aria espirata senza alcuna filtrazione. E’ più tollerata da chi la indossa perché la valvola di esalazione rende meno faticosa l’espirazione. FFP 3 = Facciale filtrante di categoria P 3, senza valvola di esalazione. Ha una porosità nominale più piccola di quella del virus e garantisce sia una buona protezione passiva che attiva. E’ meno tollerata da chi la indossa in quanto l’umidità dell’aria in espirazione riduce la porosità rendendo più faticosa l’espirazione stessa e quindi necessita di una sostituzione più frequente. FFP 2 = Facciale filtrante di categoria P 2 con valvola di esalazione. Ha una porosità nominale più grande di quella del virus. Non garantisce una completa protezione passiva dal virus e nessuna protezione attiva per la presenza della valvola di esalazione. FFP 2 = Facciale filtrante di categoria P 2 senza valvola di esalazione. Ha una porosità nominale più grande di quella del virus. Non garantisce una completa protezione passiva dal virus mentre garantisce una buona protezione attiva. Questi DPI sono conformi alla norma UNI EN 149-2001. 4 Mascherine chirurgiche Le mascherine chirurgiche sono dispositivi che garantiscono una protezione passiva dal virus molto bassa, principalmente per l’impossibilità di aderire perfettamente al volto ed inoltre quelle di scarsa qualità (prive di multistrato) hanno una porosità troppo elevata. Se di buona qualità e ben indossate potrebbero garantire invece una discreta protezione attiva per i soggetti contagiati o sospetti. Non sono adatte ad una protezione passiva di operatori di sanità che operano in reparti a rischio elevato di contagio. Questi dispositivi sono rispondenti agli standard dei dispositivi medici EN 14683:2019. E’ sconsigliato raddoppiare mascherine chirurgiche a titolo precauzionale (AIDII 20 marzo 2020). Indipendentemente dalla porosità e dall’efficienza dei filtri le maschere facciali filtranti (FFP2 e FFP3) presentano il problema dell’adesione al volto e se non ben strette mediante gli elastici o mal posizionate o con lo stringinaso non ben adattato, lasciano

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