Sollicciano: inala gas da fornelletto cella, muore detenuto

May 16, 2019 00:07:34
Sollicciano: inala gas da fornelletto cella, muore detenuto
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Sollicciano: inala gas da fornelletto cella, muore detenuto

May 16 2019 | 00:07:34

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La notte scorsa, nel reparto destinato alla detenzione di tossicodipendenti del carcere di Sollicciano a Firenze, un detenuto di 29 anni è morto nella sua cella del  dopo aver inalato il gas del fornelletto in dotazione, allo scopo, secondo quanto emerso, di provare stato di ebbrezza.

Il pm di turno Leopoldo De Gregorio ha disposto l’autopsia. A dare l’allarme agli agenti di custodia è stato il compagno di cella che a sua volta aveva inalato gas del fornelletto a fini sempre di ‘sballo’ ma senza accusare malori. Il 29enne era originario di Empoli (Firenze) e si trovava in carcere per furto: già condannato in primo grado aveva fatto ricorso in corte d’appello. I due detenuti hanno atteso la chiusura delle porte blindate del reparto per annusare il gas: si tratta di un momento in cui i controlli permettono di agire senza essere notati. Secondo quanto si apprende, sarebbe pratica abbastanza diffusa tra i detenuti del reparto tossicodipendenti inalare gas dai fornelli di cui sono provviste le celle per cercare momenti di ebbrezza.

Il Garante regionale dei detenuti in Toscana Franco Corleone propone piastre elettriche in cella. Sostituire i fornelli da campeggio a gas e riorganizzare gli spazi nei reparti carcerari per migliorare i controlli del personale penitenziario. Queste le proposte del dopo la morte di un 29enne a Sollicciano (Firenze). Il giovane, per cercare ebbrezza, aveva inalato gas dal fornello in dotazione. La situazione è definita “ormai insostenibile” da Corleone e “dimostra a suo parere quanto l’illusione punitiva e terapeutica sia fallita”.

Quindi il garante “prova a lanciare una prima misura preventiva – è quanto riporta un comunicato stampa -. Poche carceri in Italia usano le piastre elettriche ma potrebbe essere un passo e una risposta alle difficoltà della popolazione carceraria composta per oltre il 50 per cento da spacciatori e tossicodipendenti”. Un secondo intervento per Corleone dovrebbe concentrarsi sull’organizzazione delle sezioni interne alle carceri ripensando “la distribuzione delle celle e la suddivisione degli spazi per agevolare il controllo”. “Cambiare la politica del carcere e il senso che questo ha assunto nel tempo restano il vero nodo da sciogliere. Ogni altra misura – coclude il Garante –  sarebbe un palliativo e lascerebbe spazio solo ad esiti drammatici”.

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