Sono le stime fatte da Auser Abitare Solidale, l’associazione fiorentina che da oltre 10 anni, prima in Italia, promuove modelli innovativi di abitare condiviso e collaborativo in risposta alla fragilità alloggiativa. Secondo l’associazione sarebbero appunto circa 7mila gli alloggi che risultano sfitti (o potenzialmente affittati al nero) nel capoluogo toscano.
A questo fenomeno preoccupante si aggiunge la diminuzione dello stock abitativo a disposizione per locazioni tradizionali a causa della migrazione verso l’affitto breve turistico, tipico dell’Airbnb, e una certa refrattarietà ad affittare a nuclei stranieri le proprie case per paura di una eventuale non solvibilità dell’affitto, anche se spesso ingiustificata.
Da qui nasce il servizio di valorizzazione immobiliare in chiave fortemente sociale ‘LabHOuse – Laboratorio Casa’ di Auser Abitare Solidale: nell’ambito di questo progetto, l’associazione lancia una chiara e concreta proposta, indirizzata ai proprietari immobiliari dei 7mila alloggi attualmente sfitti e inutilizzati: “Date a noi le vostre case in gestione. Noi gli daremo nuovo valore sociale attraverso due possibilità: o mediante la sottoscrizione di un comodato d’uso che garantirà la copertura di tutte le utenze, le spese di condominio, eventuali tasse sulla casa, piccole manutenzioni a carico dei nuovi ospiti; oppure tramite un contratto di locazione con un affitto sociale, certamente più basso di quello di mercato, ma sicuro e con una forte riduzione della tassazione sulla locazione. E anziché restare vuota, la vostra casa diventerà oggetto di una coabitazione tra persone che stanno attraversando un periodo di difficoltà, e che così potranno avere una casa”. E infine l’appello sul numero di case che servono: “Abbiamo bisogno di almeno dieci case entro gennaio per rispondere alle richieste dei nostri utenti in difficoltà”.
In sintesi, una soluzione doppiamente vincente: per i coabitanti, che potranno suddividere il costo della locazione e delle utenze senza correre il rischio della morosità; per il proprietario, che non dovrà sostenere più i costi della casa, anche se vuota, ed anzi potrà contare sulla sicurezza di un affitto contenuto. A tutela di entrambe le parti verrà garantito un fondo di garanzia per evitare eventuali morosità e compensare soldi eventualmente perduti dal proprietario. Il tutto all’interno di un progetto sociale più ambizioso che prevede la costruzione di relazioni arricchenti tra coabitanti e l’attivazione di percorsi di autonomia specifici per migliorare progressivamente le condizioni economiche iniziali dei nuovi inquilini.
“Dal 2008 ad oggi – ha detto il fondatore e coordinatore Auser Abitare Solidale, Gabriele Danesi – si è assistito a un progressivo allargamento della fascia di popolazione a rischio povertà, soprattutto abitativa, che, partendo dalla ‘fascia grigia’ prima, e dalla ‘povertà relativa’ o ‘intermittente’ in tempi più recenti, coinvolge nel contesto attuale anche persone dotate di reddito certo (da lavoro o da pensione). Personalmente oggi credo sia lecito parlare di normalità sospesa, condizione che potremmo sintetizzare come una ‘situazione in cui, pur in presenza di un’oggettiva disponibilità economica, posizione lavorativa e/o reddituale certificata, strumenti relazionali e culturali, si è nell’impossibilità di accedere a beni, diritti e servizi a causa di fattori esterni non gestibili da una policy pubblica e orientati da meccanismi speculativi’. Per questo crediamo che il modello di abitare condiviso da noi sperimentato possa, con le debite accortezze e garanzie, offrire risposte a queste nuove forme di povertà”.
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