April 19, 2021 00:07:42
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Apr 19 2021 | 00:07:42

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Show Notes

Da diverse settimane in alcun post del comune compare la schwa, Ə,  a chiusura di alcuni termini usati al maschile universale.  “Il rispetto e la valorizzazione delle #differenze sono principi fondamentali della nostra #comunità e il linguaggio che utilizziamo quotidianamente dovrebbe rispecchiare tali principi” dice il sindaco Giovanni Gargano. lo abbiamo intervistato.

“Scevà (adattamento italiano di Schwa, trascrizione tedesca del termine grammaticale ebraico shĕvā /ʃəˈwa/, può essere tradotto con «insignificante», «zero» o «nulla») è il nome di un simbolo grafico (meglio, di un segno paragrafematico) ebraico costituito da due puntini posti sotto un grafema normalmente consonantico, per indicare l’assenza di vocale seguente o la presenza di una vocale senza qualità e senza quantità, quindi di grado ridotto”. “Lo scevà è un suono vocalico neutro, non arrotondato, senza accento o tono, di scarsa sonorità (➔ vocali) – continua la Treccani – Spesso, ma non necessariamente, una vocale media-centrale. È trascritto con il simbolo IPA /ə / (➔ alfabeto fonetico) e nel quadrilatero vocalico ha una posizione centrale”.

Questa la definizione tratta dal vocabolario Treccani. “Vogliamo fare maggiore attenzione a come ci esprimiamo: il linguaggio infatti non è solo uno strumento per comunicare, ma anche per plasmare il modo in cui pensiamo, agiamo e viviamo le relazioni. Ecco perché abbiamo deciso di adottare un linguaggio più inclusivo: al maschile universale («tutti») sostituiremo la schwa («tuttə»), una desinenza neutra” dichiara il sidnaco Giovanni Gargano.  Che aggiunge “questo non significa stravolgere la nostra lingua o le nostre abitudini, significa fare un esercizio di cura e attenzione verso tutte le persone, in modo che si sentano ugualmente rappresentate”. E’ un passo importante verso uno dei nostri obiettivi: una società e una comunità #inclusiva, #equa e #coesa!”.

Naturalmente l’iniziativa ha scatenato non poche polemiche, ed ha procurato al sindaco anche offese e minacce. ““TQuando uno ti scrive ad esempio una mail ad oggetto ‘Dio vede e provvede’, con accanto una serie di aggettivi molto ‘positivi’, ti augura appunto di vedere presto Dio… che cosa significa? E poi, appunto, dicevo delle offese, dal cerebroleso, alla testa di c…, al ‘pidiota’, eccetera”. Dice Gargano, che precisa di non aver paura “Assolutamente no. Anzi, coi miei legali sto valutando certe situazioni. Se ci saranno gli estremi, non mi limiterò a tacere. Anzi, questi insulti social mi hanno fatto capire che forse non dovremmo ribaltare solo le e, ma tutte le vocali”.

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