E’dal 1909 che i cassettai fiorentini vendono nelle principali piazze storiche della città.
All’inizio lo facevano al Duomo, vestiti di tutto punto, e proponevano i laporelli, i tipici libretti a fisarmonica con le foto di Firenze, i bronzini, ovvero le riproduzioni dei monumenti, palazzi e chiese, e il mosaico bizantino ovvero i bracciali, pendenti, spille in lega di ottone in cui erano incastonati, a mosaico, frammenti di vetro colorato.
I cassettai esponevano i loro prodotti in un contenitore a forma di cassetta ed è proprio da quello che hanno preso il nome. Da allora si sono succedute ben tre generazioni che hanno vissuto il Fascismo, la guerra, l’alluvione, e, più recentemente, il boom del turismo “mordi e fuggi”.
“Oggi i cassettai sono 14, tutti titolari di attività e tutti fiorentini che finora hanno fortunatamente resistito alla tentazione di “svendere” la loro attività anche perché si considerano, a torto o ragione, ancora una risorsa per la città. Non solo da un punto di vista commerciale, ma soprattutto in termini di presidio territoriale e di riferimento per i nuovi e assai consistenti flussi turistici (ognuno di loro “fornisce” oltre 400 informazioni al giorno!)” dice Marcello Mini rappresentante dei cassettai e membro della presidenza Anva Confesercenti Firenze.
Che agiunge “la nuova sfida dell’associazione, a cui hanno aderito naturalmente tutte e 14 le imprese del turno, con l’obbiettivo di far crescere questa “partnerschip”con la città e tutto quanto ci ruota attorno.Tra i vari progetti quello di valorizzare i gadget e prodotti “Made in Italy”, favorire le iniziative a carattere sociale e sostegno onlus e no profit, sviluppare progetti di turismo sostenibile e accoglienza dei nuovi flussi.”.
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